Questo viaggio lo avevo sognato e preparato da tanti anni… non ero mai riuscita a realizzarlo per una cosa o per l’altra poi decidevo altre soluzioni ma finalmente questa estate, agosto 2024 è arrivato il suo turno.
Come dicevo l’ho pianificato con largo anticipo anche per le prenotazioni.
Ho acquistato voli hotel e noleggio auto addirittura ad ottobre 10 mesi prima e col senno di poi ho fatto bene..consiglio di programmare per tempo viaggi di questo tipo.
Finalmente arriva il giorno della partenza il 9 agosto. Non stiamo più nella pelle… il giorno tanto atteso è arrivato. Siamo in aeroporto a Firenze la mattina presto alle 6.00. Arriviamo al banco del check-in e leggiamo con orrore “Volo Lufthansa per Monaco Di Baviera cancellato”.
Parliamo con una hostess che ci dice con molto calma e cordialità che siamo stati riprotetti la mattina del giorno dopo con un volo Air France delle 6.30 con scalo a Parigi e coincidenza per Los Angeles.
Potete immaginare l’arrabbiatura e lo sconforto!
In preda alla delusione accettiamo di rimanere presso l’hotel Raffaello di Firenze per quel giorno ospiti della compagnia che la mattina seguente ci avrebbe riportato con una navetta di nuovo in aeroporto.
Era caldissimo, fuori c’erano 42 gradi e di ritornare a casa non ne avevamo voglia… in fondo per noi era già iniziata la vacanza per cui facciamo colazione con il voucher emesso da Lufthansa aspettiamo la navetta e trascorriamo la giornata nel completo relax chiusi in hotel con l’aria condizionata.
Alle 4.00 del mattino ci accompagnano con la navetta in aeroporto e questa volta si… finalmente si parte! Ovviamente arrivando il giorno successivo perdiamo la prima notte a LA e il noleggio del primo giorno.
Concordando con il tour operator alla quale mi ero affidata riusciamo a cancellare la prenotazione e a spostare il noleggio al giorno successivo. Operazione svolta dal TO.
[Spendo qualche parola per dire che affidarsi a un TO o ad un’agenzia anziché fare completamente da soli per viaggi strutturati come questo secondo me è la scelta migliore. Si pensa di risparmiare qualche centinaio di euro (non di più) ma finchè va tutto bene ok… quando poi ci sono intoppi come questo che è capitato a noi, sapere di avere le spalle coperte e che qualcuno può aiutarci e fare determinate cose al posto nostro, credetemi è importante.]
Dopo questa premessa…
saliti sul primo volo da Firenze con scalo a Parigi e il successivo intercontinentale di dieci ore per Los Angeles arriviamo finalmente a destinazione. All’aeroporto di Los Angeles per fortuna riusciamo in un’ora a far tutto:immigration e ritiro delle valigie..incredibile! usciamo dall’aeroporto e ci dirigiamo presso l’agenzia del noleggio DiscoverCars per il ritiro dell’auto. L’agenzia non si trova dentro l’aeroporto ma una navetta dell’agenzia porta i clienti presso l’ufficio a circa 10 minuti di auto traffico permettendo.
Prendiamo una Kia Soul cinque porte abbastanza comoda, color rosso intenso e targa Arizona.
Usciamo dal parcheggio e quando l’impiegata alla sbarra dopo aver controllato la patente e il contratto del mio compagno Marco ci augura con un bel sorriso “Welcome to California” ci sentiamo subito più carichi nonostante la stanchezza!
Guidiamo per circa 2 ore in direzione Palm Springs fermandoci a metà strada a un distributore per mettere qualcosa sotto i denti. Troviamo un Seven Eleven ben fornito e prendiamo un po’ d’acqua fresca e una slice di pizza a testa. Fuori è caldissimo… uscendo dall’aeroporto non l’avevo avvertito ma adesso in autostrada e avvicinandosi a Palm Springs il caldo comincia a farsi sentire più forte.
Arriviamo a Palm Springs intorno alle 18.30… semi stravolti e stanchissimi. Purtroppo la cancellazione del volo ha causato la perdita della notte a Los Angeles che serviva da appoggio visto che avevamo scelto un hotel vicino all’aeroporto per partire per la prima tappa più freschi la mattina seguente. In questo modo invece siamo dovuti andare direttamente alla prima tappa del tour rimettendoci in stanchezza.
Palm Springs

Arrivati a Palm Springs avvertiamo un caldo pazzesco..un po’ per la stanchezza questo caldo avvolgente da sentirci bruciare gambe e viso ci rende nervosi. Prendiamo possesso della camera che è spaziosa e carina con vista sulla piscina. Non riusciamo a goderci quello che abbiamo perché la stanchezza mista al caldo crea un clima teso.
Decidiamo dopo aver sistemato un po’ di cose dalla valigia di uscire a piedi per il paese e decidere dove mangiare.
Palm Springs è molto messicana nel suo stile..nonostante non siamo mai stati in Messico ci sembrava di essere lì. Il deserto intorno a noi e una via principale piena di negozietti e ristorantini per tutte le tasche. Molto carina ma noi eravamo troppo accaldati e stanchi per godercela appieno.
Gironzolando per il centro ci fermiamo in un ristorante in pieno stile messicano Las Cazuelas Terraza un ristorante molto carino con musica dal vivo. Abbiamo ordinato una zuppa di verdure per me mentre Federico e Marco dei mega burritos con contorno di fagioli che non sono riusciti a finire. Cotti dal lunghissimo viaggio rientriamo in hotel dopo aver prelevato in un ATM e aver comprato giusto un paio di souvenir. In hotel ci concediamo una bella dormita fino alla mattina seguente…nonostante il fuso orario riusciamo a dormire tutta la notte.
Il nostro hotel Palm Mountain Resort and Spa un tre stelle molto carino e spazioso no prevedeva la colazione ma avevamo caffè e macchina da caffè in camera pronta all’uso e con qualche biscotto e merendina nello zaino abbiamo fatto colazione check-out e siamo partiti per il nostro primo parco nazionale il Joshua tree. Sottolineo che l’hotel come tutti gli altri durante l’on the road ci ha chiesto un deposito di cauzione di cinquanta dollari che ci ha sbloccato il giorno dopo e nessuna resort fee. Il parcheggio era gratuito.
Il parco dista circa 45 minuti da Palm Springs e prima di entrare siamo passati al visitor center per acquistare l’annual pass, America the beautiful che costa 80$ valida un anno e comprende tutti i parchi nazionali. Per noi era conveniente farla visto che abbiamo visitato più di 3 parchi. La tessera è nominativa ma valida per una vettura fino a quattro persone.
Una volta comprata la tessera ci siamo diretti al parco dopo aver preso una mappa. Il parco si gira comodamente in macchina ma ci vogliono almeno 3 ore per vedere i punti salienti. Il Joshua tree è veramente bellissimo…volevo quasi saltarlo e invece abbiamo fatto bene a includere.Un paesaggio pazzesco tra deserto e vegetazione particolarissima. Il must see è il Cholla cactus garden un sentiero pianeggiante ad anello pieno o di bellissimi cactus piccoli e giganti che sono un vero spettacolo.In passato artisti come Ben Harper e gli U2 hanno realizzato video e gli U” un album intitolato Joshua Tree.
Route 66

Al parco abbiamo dedicato tutta la mattina poi ci siamo diretti verso la tappa successiva che era Kingman. Durante il percorso ci siamo fermati intanto per fare rifornimento di viveri in un supermercato super fornito.Lungo la strada si trovano tantissimi posti per fare rifornimento di benzina, supermercati, diners o fast food. C’è l’imbarazzo della scelta. L’atmosfera è bella sembra di essere in un altro mondo, strade lunghissime larghe come nei film americani. Dopo una tappa di quasi due ore al fornitissimo supermercato e mangiati degli ottimi panini con beef e insalate ben condite facciamo una deviazione ad Amboy.
Iniziamo così il nostro tratto di Route 66.
Appena arrivati dopo aver passato un passaggio a livello si trova immediatamente la famosa scritta a terra e sulla sinistra il famosissimo Roy’s Cafè. Ci fermiamo per fare la foto di rito sia al Motel che alla scritta sull’asfalto sfidando il caldo… asfalto che brucia e caldo pazzesco. Il termometro segna 43 gradi. Entriamo al distributore per comprare fighissimi souvenir sulla route e un paio di magliette troppo carine con la stampa del Roy’s cafè. Qui si può acquistare il passaporto della route ma noi non avevamo capito come funzionava e purtroppo non lo abbiamo comprato qui ma più avanti (spiegherò in seguito..).
Proseguendo da Amboy lasciamo lo Stato della California e incontriamo il cartello Arizona. Al navigatore avevo dato destinazione Oatman e arriviamo intorno alle 17.00 al paese fantasma degli asinelli. Oatman è minuscola, intrappolata tra le Black Mountains che svettano sul Mojave desert. Secoli fa era un’ottima base per i minatori e cercatori di oro. Prima dell’ingresso in paese davanti a noi un paio di asinelli attrazione del paese che camminano lenti verso di noi. Sono abituati quindi abbassiamo i finestrini e li accarezziamo. I negozi sono quasi tutti chiusi perchè chiudono presto quindi a parte noi e qualche turista abbiamo fatto giusto un giretto nella via principale.
Molto caratteristico l’hotel nella via principale con una vecchissima insegna appena visibile e famoso perché Clark Gable e la moglie Carole Lombard prima di tornare a Los Angeles vennero a passare la prima notte di nozze proprio qui dopo essersi sposati a Kingman.
Sono riuscita appena ad entrare per vedere alcuni cimeli e le banconote che tappezzano le pareti prima di salire dove si trova la camera che i gestori mi hanno gentilmente invitata ad uscire perché stava chiudendo. Dunque se passate da Oatman ricordatevi di arrivare prima delle 17:00.
Lasciata la ghost town di Oatman impostiamo il navigatore per raggiungere Kingman. Facciamo un pezzetto di interstate per poi ritornare sulla Route 66.
Davanti a noi chilometri di scenario da film tra deserti e tornanti. Guidiamo per circa un’ora e arriviamo finalmente a Kingman prima del tramonto. Il nostro hotel è il Best Western Plus King’s***. Un hotel molto comodo sulla strada principale con un ampio parcheggio. Ci danno una camera spaziosa al primo piano con terrazza davanti in stile motel americano. La camera è molto spaziosa e siamo soddisfatti. Ci godiamo un bel tramonto sul deserto dalla nostra camera prima di andare a cena. Kingman è molto piccola e sulla strada principale si trova tutto: hotel distributori di benzina ristoranti oltre al famoso museo della Route 66.
Visto l’orario decidiamo di uscire in macchina per raggiungere l’orario. In America si mangia presto. Alle 19.00 no oltre conviene arrivare nei ristoranti perché quasi tutti chiudono alle 21.00. Qualcuno anche prima!
Tra le varie proposte che avevo studiato scegliamo il Dambar Steakhouse. Un locale molto carino con annesso un pub in stile country e le banconote attaccate alla parete. Un americano col cappello da Cowboy ci chiede subito di dove siamo e ci regala un mega sorriso quando gli diciamo che siamo italiani. Ordiniamo un buon filetto accompagnato dalle immancabili fries, anzi io ordino smashed potatoes (purè di patate) Marco e Federico fedeli alle patatine fritte!
La mattina seguente dopo una buona e abbondante colazione ci rechiamo al museo della Route 66 inaugurato nel 2001. Il museo è veramente interessante e merita una visita. Al suo interno testimonianze e cimeli della Route fanno ripercorrere ai visitatori gli anni d’oro della strada madre dall’apertura fino al suo declino. L’ingresso è a pagamento ma vale la pena visitarlo.
Qui c’è la possibilità, come abbiamo fatto noi, di acquistare il passaporto della Route 66.
Ecco vi spiego come funziona: Nei vari visitor center della Route è possibile acquistare dei passaporti con tutte le fermate della route e farsi timbrare il posto dove si è stati. Ci sono anche delle informazioni su ogni destinazione. Ovviamente in questo viaggio non non abbiamo fatto tutte le tappe altrimenti dovevamo partire da Chicago,ma è stato molto carino ricevere il timbro nelle località visitate. Il passaporto costa 16$. Avendo capito come funzionava ci siamo mangiati le mani perché abbiamo perso il timbro a Amboy… pazienza!
Uscendo dal visitor Center una foto d’obbligo all’arco con la scritta Route 66 Kingman e poco più avanti un bellissimo cuore rosso, un cartello per ricordare che Kingman è il cuore della Route e da anni tappa obbligatoria per tutti i viaggiatori. Uscendo dal Visitor center lateralmente il locomotive park dove si trova la vecchia locomotiva a vapore Santa Fe nr. 3759 e che per molti anni ha trasportato i passeggeri da Los Angeles a Kansas City. Lì davanti il mitico Diner Mr. D’z e le esposizioni di alcune auto con il simbolo della Route 66 che passa proprio da qui.
In questo diner non potevamo non fermarci quindi anche se non proprio affamati dopo aver fatto mille foto e video all’esterno siamo entrati e abbiamo ordinato qualcosa. Ottime le colazioni ma il menù è molto vario e piatti giganti! Il locale è veramente bellissimo,sembra di essere catapultati negli anni ’50. Sgabelli colorati, pavimenti con mattonelle a scacchi, poltrone alla Happy Days per chi vedeva come me questo famoso telefilm e un coloratissimo juke box.
A Kingman ci fermiamo un po’ più del dovuto proprio perché meritava e risaliti in macchina proseguiamo un altro tratto della Route 66 con uno stop a Hackberry general store. Per arrivarci bisogna impostarlo sul navigatore. Non c’è granchè ma davanti al general store alcune macchine d’epoca tra cui una splendida cuvette. Dentro lo store tantissimi gadget e tutte le targhe dei 50 stati americani.
Proseguiamo il nostro itinerario e arriviamo a Seligman, paese fantasma dove hanno tratto ispirazione per girare il film di animazione Cars. Questa tappa era obbligatoria. Mio figlio è cresciuto con questo cartone e anch’io lo conosco a memoria. È stato divertente e simpatico per tutti. Nella strada principale vecchie case negozietti un diner e poi il mitico store con all’interno il barber shop di Angel Delgadillo, il padre della Route 66. Ormai troppo anziano, ha quasi 100 anni, non è più in negozio ma gli sceneggiatori di Cars sono venuti fin quaggiù per ascoltare la storia di questo tratto di strada della Route 66 abbandonata dopo che è stata costruita l’interstate, proprio come fa riferimento lo stesso cartone animato.
Lasciata Seligman ci dirigiamo verso l’ultima ghost town Williams prima di arrivare alla destinazione finale di questa giornata, il Grand canyon. A Williams ci fermiamo poco giusto il tempo per fare qualche foto alla famosa stazione Pete’s gas Station con la macchina d’epoca parcheggiata davanti alla stazione di rifornimento e una serie di cimeli all’interno. Purtroppo ha iniziato a piovere quindi dopo aver fatto un giretto in macchina sulla strada principale ci dirigiamo al vicino Visitor center per farci mettere il timbro sul passaporto alla pagina di Williams. Qui molto gentili ci regalano anche una cartolina e una calamita della cittadina.
Desideri visitare la Route 66?
In questa guida troverai tutto ciò che devi sapere se vuoi visitare The Mother road:
– Un itinerario di 17 giorni nella Route 66
– I Diners: cosa sono e quali da non perdere
– Alcune curiosità sui luoghi della Route
– Dove dormire sulla Route 66: Alcuni motel da non perdere
Grand Canyon

Arriviamo quasi al tramonto al Grand Canyon con una leggera pioggerellina. Stanchi della lunga giornata facciamo il check in in hotel e ci riposiamo fino all’ora di cena. L’hotel che abbiamo scelto per questa tappa di una notte al Grand Canyon è il Grand Canyon Plaza Hotel***.
A cena decidiamo di uscire anche se alla reception ci hanno dato la possibilità di cenare al ristorante dell’hotel. Prendiamo la macchina e scegliamo di andare a provare la pizza pie al ristorante pizzeria Maswik pizza pub che si trova al Grand Canyon Village dentro il parco. Pizza ottima in un ambiente molto accogliente e in pieno stile di montagna.
La mattina seguente ci rechiamo presto alle 8.00 al Visitor Center. Entriamo con l’annual pass e parcheggiamo l’auto presso il parcheggio gratuito all’ingresso del parco. Nella mappa studiamo le fermate da fare per i punti panoramici più belli che sono 9. Una navetta gratuita ferma ad ogni singolo punto della mappa dove si può scendere. Ogni 10 minuti passa la navetta e quindi salire per gli altri punti. Mezza giornata è necessaria se ci si vuole fermare a tutti gli stop.
Il Grand Canyon è uno spettacolo della natura. I video e le foto non rendono nemmeno la metà della sua maestosità e bellezza. Le fermate sono tutte meravigliose ma Mohave point toglie il fiato. Al ritorno la navetta ferma solo in quattro punti quindi considerate bene da quale punto riprenderla.
Ci sono anche percorsi con il ranger da poter fare se specialmente si ha bambini. Ci sono degli orari prefissati e sono fatte molto bene.Anche i trail dentro il parco sono stupendi ma noi per ragioni di tempo ci siamo dedicati alla visita con la navetta nei 9 punti come indicati nella mappa.
Conclusa la visita ci rimettiamo in macchina,un pranzo veloce da Mc Donald quasi di fronte al nostro hotel e ci aspettano due ore di auto per arrivare a Page.
Il tragitto è bellissimo. Ci fermiamo un paio di volte per fare foto e video. Sembra di essere in un film americano, strade lunghissime che si perdono a vista ,deserti rossi misto giallo,raramente un’altra auto che incrocia il nostro percorso. Arriviamo nel pomeriggio in hotel che si trova anche questo sulla strada principale di Page dove c’è praticamente tutto: hotel, ristoranti, supermercati, distributori di benzina.
Facciamo il check-in al Best Western at lake Powell hotel***, lasciamo le valigie e ci dirigiamo in macchina all’horseshoe bend. Mettiamo la destinazione sul navigatore che ci da circa 10 minuti dall’hotel. Nel frattempo una leggera pioggerellina ci saluta. Arriviamo al parcheggio e ci chiedono 20$ per l’auto. L’ingresso è gratuito. Parcheggiamo e comodamente facciamo circa un quarto d’ora di cammino per raggiungere la maestosità dell’Horseshoe bend.
Nel frattempo ha smesso di piovere. Sono incantata e come me anche i miei compagni di viaggio. Ci sono molti turisti presenti ma l’horseshoe è talmente enorme che sembra di essere soli. Uno spettacolo della natura che toglie il fiato. La visita che merita il viaggio!
Restiamo in contemplazione per quasi due ore tra foto,video nostri e per gli altri e rientriamo molto soddisfatti a Page. Sono circa le 18.30 quindi nonostante sia presto decidiamo di andare a cena da Big John’s Texas BBQ perché avevamo letto che oltre a chiudere presto alle 21.00 è sempre pieno e non prendono ordinazioni. Infatti davanti a noi una fila già a quest’ora di almeno 20 persone. Riusciamo abbastanza velocemente a farci dare il tavolo insieme ad altre persone e in effetti qui l’atmosfera è veramente country. Musica dal vivo con musicisti vestiti da Cowboy,fieno e strumenti e birra a incorniciare il palco. Il posto è sicuramente turistico, troviamo anche altri italiani oltre a noi ma carne buonissima e tenerissima. Super consigliato!
Rientriamo soddisfatti in hotel ma una brutta notizia ci attende: ricevo una email dal gestore della mia prenotazione al Lower Antelope Canyon prevista per il giorno dopo che mi dice che a causa di una inondazione avvenuta il giorno prima il Canyon è chiuso per ragioni di sicurezza e mi restituiscono l’importo dei biglietti. Potete immaginare la delusione e l’arrabbiatura. Andiamo a letto con questa delusione con la speranza di poter trovare qualche posto in uno degli altri due Canyon.
La mattina seguente facciamo colazione presto e alle 8.30 siamo all’indirizzo dell’agenzia escursioni. Ci confermano che il Lower è chiuso ma ci indicano l’agenzia più avanti perché all’Upper Antelope ci sono ancora dei posti disponibili. Un filo di speranza si riaccende. Riusciamo ad acquistare 3 biglietti per l’Upper e facciamo l’escursione felicissimi! Le escursioni all’Antelope sono gestite dagli indiani Navajo che portano i turisti in jeep direttamente all’ingresso del canyon. All’interno poi vi aiutano a scattare le migliori foto approfittando dei giochi di luce che regala il sole all’interno del canyon.
Monument Valley

Conclusa l’escursione torniamo in macchina e proseguiamo il nostro viaggio con destinazione la Monument Valley. Circa due ore e mezza di macchina e quando arriviamo alla Monument il nostro telefono segna un’ora avanti.
La Monument Valley segue l’ora legale dello Utah, 1 ora in avanti. Dopo aver fatto qualche stop per foto e video lungo la strada che ricorda i film western di Sergio Leone arriviamo all’ingresso del parco. Paghiamo l’ingresso che è di 20$ e raggiungiamo comodamente l’unico hotel dentro la valle, il The View hotel dove avevamo prenotato per una notte.
L’hotel The View è veramente pazzesco. In stile western, ha due possibilità di alloggio: le Cabin, che sono veri e propri bungalow dentro la valle.
La prima fila è la migliore dove ci sono le premium cabin,
La seconda e terza fila che costano un po’ meno ma regalano una vista meravigliosa.
Noi eravamo all’interno dell’hotel perché non eravamo riusciti a trovare posto. Per le cabin bisogna prenotare con tantissimo anticipo perché sono poche e vengono prese subito. Devo dire che la nostra camera non aveva niente da invidiare alle altre. Davanti al nostro terrazzo nessuno e la vista era davanti ai Mittes. È stata un’esperienza indimenticabile, tramonto e alba da brividi.
Il tramonto abbiamo preferito condividerlo con gli altri ospiti dell’hotel sulla terrazza cenando con un pasto abbastanza modesto. Ecco, il the view è bellissimo ma poi la cucina e il personale non sono un granchè.
La mattina seguente partiamo con l’escursione guidata per la Monument. Mi sento di dire che acquistare l’escursione e farsi portare in giro dalle guide Navajo è un valore aggiunto perché spiegano tantissime cose interessanti sulla cultura del loro Paese oltre a fare delle fermate in punti strategici dove una macchina normale o anche un Suv avrebbe difficoltà ad andare.
La visita con la guida dura circa 3 ore e al termine prendiamo la nostra macchina e percorriamo la scenic drive,una strada favolosa con tappa al famosissimo Forrest Gump Point. Lì ovviamente foto di rito e insieme a noi tutti i turisti che si fermano per imitare la famosa scena della corsa di Forrest quando decide di fermarsi perché “un po’ stanchino”.

Moab
Saliamo in macchina e percorriamo la strada che porta a Moab passando da Mexican hat e Bluff. È una strada panoramica molto bella con tanti punti di osservazione.
Arriviamo nel pomeriggio a Moab presso La Quinta Inn and Suite*** dove alloggiamo 2 notti. Hotel molto pulito e camere spaziose, ci siamo trovati davvero bene. Ci riposiamo un po’ e per la cena scegliamo tra le diverse opzioni di cenare al Susie’s Branding iron restaurant, locale molto country e familiare. Ci piace subito e notiamo che è frequentato da gente del posto. Ordiniamo un filetto fritto con patate fagioli e pane fritto. Piatti molto abbondanti. Per dessert una lime pie ,del gelato e un ottimo cheesecake. Concludiamo la giornata stanchi ma molto soddisfatti!
La mattina seguente dopo aver fatto colazione in hotel partiamo presto per Arches National Park. Per il parco in estate è necessario fare una prenotazione circa tre mesi prima. La prenotazione costa 2$ e ti permette di scegliere varie fasce orarie. Noi avevamo opzionato le 8.00 quindi dopo dieci minuti di auto ci presentiamo al visitor center mostrando la prenotazione e il documento. Si percorre un percorso in salita molto scenografico per arrivare al parcheggio. Da lì un trekking di circa 45 minuti per arrivare al Delicate Arch, il famoso monumento roccioso a forma di arco. La bellezza del posto ripaga della fatica per arrivare fin qui e per fortuna avevo scelto la fascia oraria del mattino!
L’arco è immenso, stupendo da togliere il fiato. Ci fermiamo ad ammirare la bellezza della natura che ci circonda,aspettiamo pazientemente il nostro turno per fare le foto e rientriamo a Moab per pranzo. Davanti al nostro hotel c’è un ristorante quindi dopo esserci riposati un po’ e rinfrescati ci rechiamo al Blu Pig un posto molto carino con ottimi hamburger.
Canyonland
Dopo pranzo continuiamo il nostro viaggio verso Canyonland passando dalla strada principale che conduce ad Arches. Facciamo un percorso bellissimo tra rocce rosse e strade tortuose per arrivare a Mesa Arch. Il percorso è molto semplice in pianura e dista circa 10 minuti dal parcheggio. La vista è stupenda, un arco più basso del Delicate ma a strapiombo sul Canyon. Spettacolare! Non è consigliato ma ci si può pure salire come abbiamo fatto noi e se non si soffre di vertigini la vista è mozzafiato.
Ritorniamo alla macchina e proseguiamo per il Dead horse National Park. Qui è necessario pagare il prezzo del parcheggio che è di 20$. Anche in questo caso un piccolo trail in pianura porta a questo fantastico spettacolo della natura. Qui è stata girata la scena finale del film Thelma & Louise che per scappare da una vita tra le sbarre decidono di lanciarsi nel vuoto proprio come la leggenda dei cavalli. Il nome dead Horse n.p. prende il nome proprio dalla leggenda che narra di un gruppo di cavalli che per scappare dai rangers si sono lanciati nel vuoto in questo punto.
Rientriamo a Moab per il tramonto dopo essere passati da un carinissimo negozio di souvenir dove abbiamo acquistato tanti gadget da portare a casa. Per cena decidiamo di mangiare pizza visto che a pranzo avevamo scelto hamburger e dopo una selezione dei posti scegliamo Moab Canyon pizza un locale spartano con prezzi contenuti ma con un’ottima pizza americana. Prendiamo una margherita e una pepperoni large in tre che a malapena riusciamo a finire.
Capitol Reef
La mattina seguente ci rimettiamo in macchina dopo aver salutato Moab e ci dirigiamo verso Capitol Reef, uno dei cosiddetti Utah Mighty five come vengono definiti i 5 parchi dello Utah con destinazione finale Bryce Canyon. Percorriamo un tratto spettacolare tra zone completamente deserte, rocce che cambiano colore e raramente incrociamo una macchina. Arriviamo a Capitol Reef nella cittadina di riferimento che si chiama Torrey che dista pochi minuti di macchina dal visitor center. Il l tempo è molto nuvoloso e inizia anche a piovere.
Purtroppo a causa di lavori in corso la la splendida UT-24 Scenic Drive è chiusa quindi ci fermiamo al visitor center per prendere qualche gadget e opuscoli informativi e ci fermiamo poco più avanti a Fruita,un antico insediamento mormone disseminato di frutteti. Ci fermiamo alla Gifford homestead. La fattoria comprende un fienile, un giardino verde con animali al pascolo e un’oasi veramente particolare. All’interno è stata trasformata in un piccolo punto vendita di articoli come utensili fatti a mano marmellate e torte di frutta fatte in casa.
Riprendiamo l’auto e percorriamo un tratto di strada magnifico fatto di curve e montagne rosse. Mentre guidiamo la nostra attenzione si sofferma sulla destra dove troviamo il Capitol Reef resort. Scendiamo e andiamo a curiosare un pò. Il resort è composto da tende indiane e carovane. Un alloggio molto particolare che desta la nostra curiosità. Dopo una miriade di foto e video riprendiamo il nostro viaggio questa volta sotto una pioggia torrenziale. La pioggia non ci lascerà fino ad arrivare a Bryce. Prima di raggiungere la destinazione questo tratto di strada è disseminato da ranch favolosi che se non avesse piovuto ci saremmo fermati a vedere meglio.
Arriviamo al nostro Best Western Ruby’s Inn un hotel molto grande e confortevole dallo spirito totalmente country che ci fa proprio entrare nello spirito western. hanno un negozio di souvenir mastodontico che contiene di tutto e proprio tra le corsie con somma sorpresa faccio un incontro inaspettato con Piero Armenti del mio viaggio a New York e la fidanzata che sono qui con il gruppo del loro tour. Dopo una chiacchierata col famoso influencer andiamo a cena e decidiamo di rimanere lì in hotel. Hanno un ottimo e variegato buffet che soddisfa tutti i palati.
La mattina seguente per fortuna ha smesso di piovere e di fronte al nostro hotel prendiamo la navetta che ci porta al Bryce Canyon. Come per il grand Canyon la navetta fa delle soste nei punti panoramici e si può scendere e prendere la prossima. Il Bryce Canyon è un vero spettacolo della natura. A mio avviso il più bello tra tutti. Ti ritrovi con la vista di questo maestoso anfiteatro davanti e sembra proprio a pochi passi da te da lasciarti senza fiato. Facciamo le soste più conosciute : la prima il Bryce point poi Inspiration Point a seguire il sunset point e il sunrise point Infine il Queen’s garden trail un sentiero che passa attraverso molte affascinanti formazioni rocciose e alberi per ammirarlo dall’interno prima di ritornare in hotel.
Las Vegas

Riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso Las Vegas, tappa finale della giornata. Sono circa 400 km di percorso per raggiungere La Vegas. Appena arrivati in città notiamo subito la differenza dalle temperature fresche del Bryce al caldo torrido di Las Vegas. Facciamo il check-in al Bellagio, l’hotel che abbiamo prenotato con una fila di attesa di oltre mezz’ora. E’ sabato ed è strapieno di gente.
Il Bellagio di Las Vegas è un tripudio di bellezza misto a opulenza. Lo spettacolo delle fontane è qualcosa di magico. Purtroppo non ho potuto prenotare la camera con vista fontane perché è disponibile sono in doppia e noi eravamo in tre. Quindi considerate questa cosa se è il motivo della scelta di questo hotel. Vista fontane a parte è un hotel meraviglioso sulla Strip la via principale.
Ci sono tanti altri hotel altrettanto belli da considerare come il Caesar Palace conosciuto per averci girato il film Una notte da Leoni, il Cosmopolita, il New York New York con una riproduzione dello skyline della città e poi il Venice che rappresenta una incredibile ricostruzione di Venezia con tanto di gondole, piazza San Marco il ponte dei sospiri e un tetto che raffigura il cielo azzurro.
Las Vegas è un parco giochi misto al pacchiano e almeno una volta nella vita va vista.
Abbiamo pernottato due sere al Bellagio anche per riposarci un pò dai chilometri macinati dei giorni precedenti.
La prima sera abbiamo deciso di cenare al Bellagio scegliendo il buffet completo. I buffet sono molto conosciuti e alcuni sono veramente ottimi.Il nostro al Bellagio è stato veramente ottimo ma il prezzo molto alto, 81 $ a persona rispetto a 55$, perchè nel weekend costa di più. Una cifra notevole ma che ne vale tutta. Un’ampia scelta di piatti dalla carne al pesce e una varietà di cucine dal mondo. La seconda sera invece abbiamo optato per un hamburger nel downtown.
Il giorno seguente dopo qualche ora trascorsa nelle meravigliose piscine e dopo aver acquistato qualche gadget da portare a casa ci siamo diretti alla diga di Hoover. La Hoover dam è una delle opere di ingegneria più importanti del ventesimo secolo,accessibile gratuitamente. È un’imponente diga sul Colorado River. Un bellissimo esempio di alta ingegneria situata in mezzo a un paesaggio incredibile a confine tra due stati: Arizona e Nevada.
Dalla diga di Hoover decidiamo di proseguire in direzione Death Valley ma per fermarci prima, ovvero far tappa all’Area 51. Non era tanto un mio desiderio quanto piuttosto quello di mio figlio e quindi ci mettiamo in macchina e maciniamo circa 150 chilometri. Arrivati a destinazione un cartello a tema alieni ci da il benvenuto davanti a una stazione di servizio e a un negozio di souvenir. Facciamo un giro tra i tanti souvenir a tema alieni e un diner all’interno dove attratta dall’arredamento l’hamburger che ho mangiato è stato uno dei più buoni assaggiati fino a quel momento.
Rientrati a Las Vegas non perdiamo di farci la foto davanti alla famosa scritta “Fabulous Las Vegas” dopo aver fatto una discreta filetta per arrivare alla meta. Trascorriamo la serata andando nel downtown per vedere la vecchia Las Vegas quella che fu. La Freemont Street è la via principale e tutto ruota intorno a questa strada nemmeno troppo lunga da percorrere a piedi. Non ci ha convinti molto, luci e neon a parte ci è sembrata parecchio decadente. Rimaniamo un paio d’ore giusto il tempo per mettere qualcosa sotto i denti e riprendiamo la macchina per ritornare nella strip. Noi abbiamo scelto di andare in macchina per comodità. I parcheggi sono tutti a pagamento ma è semplice trovare parcheggio. Si può comunque raggiungere il downtown anche con i mezzi pubblici come il bus Deuce.
Death Valley

La mattina seguente di buon mattino lasciamo Las Vegas e le sue mille luci e ci dirigiamo verso la Death Valley. Sono circa due ore e mezza di guida in mezzo a paesaggi desertici,poca connessione internet prima di arrivare al visitor center di Furnace Creek. Ci fermiamo prima del visitor center per la foto di rito davanti alla scritta Death valley e notiamo intanto che il termometro dell’auto segna 130 Fahrenheit che sono circa 54 gradi! Scendiamo dall’auto e veniamo avvolti da un caldo secco ma non eccessivo… stranamente sopportabile.
Arrivati poco dopo a Furnace scendiamo per prendere gli opuscoli informativi e le cartine e decidiamo di visitare i punti più conosciuti visto il caldo quasi soffocante. Il percorso si fa tutto in macchina e raggiungiamo nel giro di 15 minuti Badwater Basin, il grande lago preistorico ormai completamente prosciugato. Questo è il punto più basso di tutto il nord America, 86 metri sotto il livello del mare. La bellezza di questo luogo lascia senza fiato. Una distesa di sale e un paesaggio lunare. Da questo punto ci dirigiamo verso l’Artista Palette. Qui alcuni tratti delle montagne prendono il colore di una tavolozza proprio come quella di un artista. Inizia qui un tratto di strada meraviglioso, surreale e lunare fatto di curve strette circondati da montagne grigiastre prima di arrivare a un altro punto panoramico meraviglioso Zabriskie Point. Questo luogo è stato utilizzato l’omonimo film di Antonioni ma anche per alcune scene di Star Wars,il film Spartacus e copertina dell’album degli U2 The Joshua tree.
Il caldo comincia a farsi sentire tantissimo quindi decidiamo di risalire in macchina e lasciare la Death valley. Ci fermiamo lungo la strada in mezzo al nulla appena vediamo un agglomerato di tre case e una stazione di servizio con un diner. Decidiamo di fermarci. Il posto si chiama Shoshone e i diner è il Crowbar cafè saloon. Pranziamo con degli ottimi hamburger molto caserecci,un diner in stile wester con cimeli e foto degli U2 alle pareti che raffigurano la copertina dell’album The Joshua tree. Lasciamo il diner dopo esserci rinfrescati e rifocillati e lentamente prendiamo nuovamente connessione internet. Lungo la strada passiamo da Baker dove si trova i termometro più alto del mondo.
Quella di oggi è una tappa lunghissima arriviamo nel tardo pomeriggio a Santa Monica dopo aver guidato per circa 600 km.
Questa è stata la tappa più lunga e faticosa di tutto il viaggio.

L’hotel di Santa Monica non è eccezionale, senza pretese ma abbastanza centrale. Stanchi dopo aver guidato tantissimo decidiamo di prendere un Uber e raggiungere il molo per cenare. Troviamo un ristorante italiano North Italia molto carino dove mangiamo una pizza niente male e una parmigiana di melanzane. Torniamo in hotel chiamando un Uber e crolliamo a letto distrutti.
Dopo una misera colazione Grab in hotel prendiamo la macchina e facciamo un giretto al molo di Santa Monica. Parcheggiamo al grande parcheggio proprio sotto al molo spendendo 15$ per tutta la giornata. Ci facciamo mettere l’ultimo timbro della Route 66 scoprendo che proprio sul molo c’è un piccolo punto vendita e un visitor center insieme e scambiamo due chiacchiere con l’impiegato e una coppia di motociclisti che hanno appena concluso il tragitto della Route 66 e ci raccontano qualche aneddoto al quale ascoltiamo molto interessati. Compriamo qualche ennesimo souvenir e una targa da appendere e rimaniamo al molo per pranzare con i mitici gamberetti fritti da Bubba Gump. Dopo pranzo facciamo un giretto in centro tra i negozi e ripartiamo attraversando Malibù con destinazione finale San Obispo. Percorriamo un tratto di strada molto bella costeggiando la lunghissima spiaggia libera di Malibù e le sue bellissime ville fronte spiaggia.
Arriviamo a San Obispo in serata e alloggiamo al Best Western Royal Oak. Siamo abbastanza stanchi ed è quasi sera quindi chiediamo alla reception dei suggerimenti su dove cenare e dopo aver valutato un pò decidiamo di recarci da Madonna Inn. Questo Hotel ristorante lo avevo già visto e letto su alcune guide e in effetti il posto vale sicuramente. Il locale è molto particolare, kitsch se vogliamo ma sicuramente insolito.Uno stile stravagante ed uno degli hotel più famosi della California.
La mattina seguente decidiamo di lasciare San Obispo senza fermarci in Paese e dopo aver fatto una buona colazione ci dirigiamo in direzione Big Sur.

La strada da fare è tanta dal momento che in serata dobbiamo raggiungere San Francisco. Le tappe del nostro itinerario di oggi sono Carmel By the Sea e Monterey. Dopo aver calcolato il percorso da fare dal momento che la 17 mile è per gran parte chiusa purtroppo decidiamo di fare un tratto di strada costiera della Pacific Coast Highway per goderci l’oceano anziché l’autostrada e di immetterci in autostrada quando saremo obbligati a causa della chiusura della strada. Così passiamo da Morro Bay,cittadina turistica di mare con un grazioso molo pieno con numerosi negozi,ristoranti e soprattutto un bellissimo promontorio che altro non è che un cono vulcanico che svetta in tutta l’area circostante.
Dopo una visita veloce a Morro Bay proseguiamo il nostro viaggio verso nord. Lungo il percorso il paesaggio cambia continuamente iniziamo a vedere vigneti e sterminati. Sulla strada rimaniamo colpiti da una azienda vinicola la Peachy Canyon Winery e ci fermiamo per esplorare i dintorni.Il posto è meraviglioso sembra di essere in una grande azienda vinicola in Toscana. Riprendiamo il nostro viaggio e incontriamo San Ardo. Ci fermiamo qualche minuto per qualche scatto alle enormi macchine che estraggono il petrolio. San Ardo infatti è conosciuta perché è l’ottavo giacimento di petrolio in California ed è stato il più recente ad essere scoperto.
Proseguiamo il nostro viaggio e arriviamo dopo circa un’ora e mezza a Carmel By The Sea.

Ci tenevo moltissimo a fare questa tappa e devo dire di aver fatto bene a non rinunciarci. Carme è un vero gioiello. Un paesino con casette in stile fiabesco che sembrano dei cottage inglesi. Giardini curatissimi e nessuna insegna sulle strade. Parcheggiamo la macchina e facciamo una passeggiata lungo la strada principale Ocean Avenue perdendoci nelle viuzze di questo villaggio. Veniamo attratti dai numerosi negozi, caffè, ristoranti e gallerie d’arte disseminate tra i vicoli. Nella zona circostante Ocean Avenue si trovano quelli che vengono chiamati i Fairytale Cottages dimore fiabesche. Inutile dirvi che qui abbiamo scattato una miriade di foto e video. Prima di riprendere la macchina ci dirigiamo a piedi verso la spiaggia di Carmel, una spiaggia libera di sabbia bianca e vista sull’oceano lunga circa 1,5 miglia.
Riprendiamo il nostro viaggio sulla strada panoramica Highway 1 dopo aver lasciato il cuore in questo luogo incantato e in pochi miglia raggiungiamo Monterey.

Questa zona è meravigliosa e guidare da queste parti è un piacere per gli occhi. Facciamo una passeggiata al molo tra i vari ristoranti e negozietti, a Cannery Row dove un tempo fioriva l’industria del pesce oggi molto turistica con vetrine negozietti di souvenir e ristoranti.
Dopo un paio d’ore trascorse piacevolmente a Monterey riprendiamo il nostro viaggio sulla Highway 1 per fare il tratto di Big Sur percorribile. Purtroppo a causa delle frane la meravigliosa strada 17 mile è chiusa quindi riusciamo a fare solo un tratto. Riusciamo comunque a goderci dei bei tornanti a strapiombo sul mare e arriviamo al passaggio di strada più famoso di tutto il Big Sur, il Bixby Creek Bridge, il ponte super scenografico alto ben 85 metri. Passiamo il ponte con semaforo verde alternato, il ponte è veramente stretto, la vista strepitosa. Dopo aver fatto un pieno di bellezza e le soste per foto panoramiche mozzafiato puntiamo il nostro navigatore su San Francisco ultima tappa di questo incredibile quanto meraviglioso in the road negli Stati Uniti.
San Francisco

Due ore e mezza circa di autostrada e finalmente arriviamo a San Francisco appena dopo il tramonto. Il nostro hotel è lo Zelos Hotel a Union Square. L’hotel è molto carino in stile moderno con luci soffuse in tutte le aree comuni..anche troppo secondo me.Visto l’orario e la stanchezza decidiamo di cenare in hotel. La struttura ha un ristorante lounge bar aperto anche agli esterni. Ordiniamo dei giganteschi hamburger al piatto con patate e un ottimo antipasto di gamberi con insalata di pesche e verdure.
La tappa a San Francisco prevede 4 notti in hotel quindi disfiamo meglio le valigie e ci sentiamo già più appagati. Decidiamo prima di andare a letto di fare comunque un giretto a piedi nella zona circostante al nostro hotel. Purtroppo San Francisco come tante città americane è piena di homeless e soprattutto la sera dà il peggio di sè.. lo sapevamo. Ero stata a San Francisco diversi anni prima ma adesso la situazione mi è sembrata peggiorata rispetto al passato. Pertanto facciamo un giro veloce qualche foto ai cable car che ci passano davanti pieno di turisti e alle luci dei grattacieli e rientriamo in hotel.
La mattina seguente prendiamo la macchina e partiamo presto in direzione Napa valley. Avevamo prenotato dall’Italia una visita con degustazione in una cantina di Napa quindi ci dirigiamo nella contea di Napa che insieme a Sonoma è considerata la Toscana Californiana. Cantine e appassionati di vini a parte questa regione è ricca di colline dolci, resort e ville magnifiche, vigneti sconfinati, castelli e parchi naturali che riempiono gli occhi di bellezza. Facciamo la visita alla J Vineyards & Winery alla Macmurray Vineyard dove apprendiamo dalla figlia la storia interessante del padre il famoso attore hollywoodiano Fred Macmurray che nonostante la notorietà rimase legato alla sua terra e all’amore per i vigneti tanto da costruirne una meravigliosa azienda che tutt’oggi è in piedi. Riprendiamo la nostra auto dopo una pausa pranzo in una pizzeria italiana su suggerimento delle nostre preziose e illustri guide e torniamo in direzione San Francisco.
Dal momento che abbiamo ancora l’auto con noi decidiamo di fermarci a Sausalito al di là del Golden Gate Bridge per scoprire questa incantevole cittadina un tempo villaggio di pescatori oggi un piccolo borgo costiero con un waterfront dove si trova lo Yacht Club da cui ammirare la splendida baia di San Francisco e un carinissimo centro storico con le case colorate e tantissimi negozietti e ristoranti . La zona collinare invece è quella più residenziale molto prestigiosa. Qui si trovano ville meravigliose di personaggi facoltosi ma anche abitazioni più accessibili.
Riprendiamo la nostra auto dal parcheggio a pagamento (che comunque non è carissimo circa un dollaro all’ora) e rientriamo a San Francisco passando dal mitico Golden Gate Bridge. Percorrendo il ponte in arrivo a San Francisco si paga un pedaggio di 14$ per tratta mentre per uscire dalla città è gratuito. Per il pedaggio non è previsto il pagamento in loco ma online andando sul sito dedicato e pagando con carta di credito inserendo la targa dell’auto. Per questa operazione lasciano qualche giorno di tempo per poter effettuare il pagamento senza che arrivi la multa.
Fare il tragitto del ponte è un’esperienza che consiglio. Il percorso è breve ma stupendo. Attraversare parte del ponte avvolto dalla nebbia dà la sensazione di essere sospesi nel vuoto misto al mare e al rosso dell’acciaio fa sembrare minuscoli ma è qualcosa di pazzesco!
Arrivati in città sfruttiamo il fatto di avere ancora la macchina con noi per percorrere in discesa la Lombard Street a Presidio il Palace of Fine Arts ,poi Alamo Square con famosissime le Painted Ladies le case vittoriane colorate simbolo anche queste della città e infine il quartiere di Castro.Castro è la più grande comunità gay degli Stati Uniti simbolo della lotta per i diritti della comunità LGBT e il Il punto nevralgico è Castro street.Molto pittoresco ,bandiere ovunque e case vittoriane ben tenute. Tantissimi ristoranti riempiono il quartiere mentre le famose strisce pedonali colorate riempiono l’incrocio tra la 18th street e Castro street.Rimaniamo un paio d’ore a Castro e poi ci dirigiamo nel vicino quartiere di Haight Ashbury che è stato uno dei centri del movimento hippie ancora presente.
Concludiamo la giornata con una cena molto semplice vicino al nostro hotel.
La mattina seguente lasciamo consegnamo nel vicino ufficio Hertz la nostra auto che è stata compagna di viaggio per oltre due settimane e iniziamo il nostro tour a piedi della città. Il tempo è bello caldo e soleggiato e si gira benissimo a piedi. Prendiamo un cable car a Union Square e dopo aver aspettato in fila saliamo sul nostro mezzo. Il prezzo del biglietto è 8$ a persona ma le vale tutte. La bellezza del Cable car è stare in piedi reggendosi al maniglione. Tra un bellissimo sali e scendi arriviamo al capolinea il fisherman’s Wharf. Ci dirigiamo al famosissimo Pier 39 e ammiriamo i leoni marini spiaggiati che è un vero spettacolo. I leoni marini sono arrivati a San Francisco nel lontano 1989 dopo un terremoto e da allora non sono più andati via e sono sicuramente una delle attrazioni della città. Ci dirigiamo al molo dove con mia sorpresa lo trovo cambiato dall’ultima volta tanti anni fa. È diventato una sorta di luna park con ristoranti negozietti di souvenir di ogni genere. C’è una marea di gente, prendo una crepe alla nutella e frutta che ha un aspetto fantastico e ci spostiamo a piedi salendo una delle strade che portano nella zona di Union Square. Ci fermiamo nel quartiere italiano di North Beach incrociando Washington Square delizioso quartiere dove si trova la Saint Peter and Paul Church, passiamo davanti alla Transamerica Pyramid grattacielo futuristico fino ad arrivare alla vicina Chinatown.
La Chinatown di San Francisco è la più grande comunità cinese fuori dall’Asia. Due strade principali attraversano il quartiere: Grant Avenue dove si trova la porta del Drago e da Stockton street meno turistica con pescherie, negozi e ristoranti. E’ bello girovagare qua e là per il quartiere assaporandone la cultura, i colori e gli odori. Proprio qui esiste la Golden Gate Fortune Cookie Factory,la fabbrica dei biscotti della fortuna. Si trova in un vicoletto stretto,è un negozio molto piccolo e chiude presto quindi vi consiglio di non arrivare dopo le 17.00. A me è piaciuto molto.Si può assistere alla loro creazione e acquistarli appena fatti.
Concludiamo la nostra giornata qui e mangiamo un pò di street food prima di rientrare in hotel.
La mattina seguente dopo aver fatto una veloce colazione da Starbucks davanti al nostro hotel (qui non avevamo la colazione) prendiamo un uber in direzione Pier 33 per l’escursione ad Alcatraz. Non avevo comprato da casa questa escursione perchè non sapevo se saremmo andati in base al programma di viaggio e alle cose da fare e vedere quindi un paio di sere prima comodamente dalla nostra camera, era in hotel compriamo sul sito dedicato l’escursione.
Il battello parte alle 9.30 e arriviamo sull’isola nel giro di 15 minuti. La visita è semi guidata in quanto vengono consegnate delle audio cuffie nella propria lingua e seguendo il percorso guidato spiega benissimo tutta la storia del famoso penitenziario e dei detenuti. Viene spiegata anche molto bene come i famosi detenuti del film Fuga da Alcatraz hanno fatto ad evadere dal carcere. Le celle sono molto impressionanti e il tutto è raccontato in modo molto accattivante.
Conclusa la visita rientriamo al molo 33 di san Francisco e ci spostiamo al molo 3 per pranzare in un ristorante molto carino l’Hog Island Oyster Co. a base di pesce fritto e un’ottima Clam Chowder tipico piatto di pesce del Maine ma anche di san Francisco. È una zuppa di patate e vongole molto gustosa spesso servita dentro una pagnotta di pane. Dopo un ottimo pranzo fuori e una bellissima giornata di sole decidiamo di non prendere Uber e percorrere la strada di ritorno a piedi passando dal vicino distretto finanziario,bellissimo con grattacieli ed edifici eleganti e moderni e incrociamo di nuovo la ripidissima e lunghissima California Street all’incrocio con Stockton street a Chinatown per una foto con il meraviglioso scorcio del Bay Bridge.
Siamo arrivati alla fine del nostro meraviglioso viaggio. L’ultimo giorno lo dedichiamo a preparare le valigie al mattino. Il volo è tardi alle 21.30 quindi lasciamo nella hall le valigie e facciamo un giretto nel quartiere di Union Square approfittando della giornata di sole meravigliosa e facendo un pò di shopping pre partenza. Il tempo scorre veloce e dopo un brunch in un Diner prendiamo un taxi che ci porta in aeroporto.
Si conclude così un viaggio di 18 giorni ricco di emozioni di paesaggi sterminati di panorami mozzafiato. Parchi stupendi da non saper dire quale è stato il meno bello.
Un viaggio che avevo desiderato da tanto tempo e lasciato sempre in Stand by aspettando che arrivasse il momento giusto. Ecco finalmente è arrivato quel momento e sono strafelice di aver potuto visitare questa parte autentica degli Stati Uniti che tanto mi mancava. È stata una preparazione molto lunga.
I volo acquistati a ottobre, 10 mesi prima della partenza. Un cambio hotel in corso d’opera in alcune destinazioni,una tappa aggiunta tre mesi prima, quella di Napa valley e poi una serie di date da ricordare per poter fare le prenotazioni ai parchi. Scegliere le date e le escursioni migliori da fare. Insomma… è stata impegnativa anche la preparazione del viaggio oltre ad essere sicuramente impegnativo a livello economico.
Un viaggio impegnativo anche a livello fisico ma che riempie di tantissime soddisfazioni. Un viaggio che rifarei subito e che consiglio a chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui con la lettura di fare subito o di metterlo nella wishing list dei viaggi da fare nel prossimo futuro!
